Per essere felici ai bambini
basta poco: il sole, il mare, un pallone e tanta energia dentro il corpo
da
spendere fino a crollare contenti ed esausti nella braccia dei propri
genitori.
Manuel è un ragazzino di 12 anni. Vive a Sinnai, comune di poco più di
10.000
abitanti in provincia di Cagliari, distante dal mare poco più di dieci
chilometri. Bambino vivace e estroverso, fin da piccolo ha frequentato
tutte le
attività che le piccole realtà della Sardegna consentono. La modesta
pratica
sportiva che le programmazioni scolastiche propongono e l’attività
calcistica
nelle squadrette affiliate alla società maggiore iscritta al torneo
ufficiale
di calcio. Manuel ha soprattutto una passione: il nuoto. D’estate, il
breve
tragitto che separa il proprio paese dallo splendido golfo di Cagliari
viene
divorato in fretta dall’auto di papà. Giunti nell’azzurro mare del
Poetto, mentre i
genitori stendono gli asciugamani sulla sabbia, Manuel, dopo una
breve rincorsa, si ritrova immerso nelle calme acque del mare. Nuotare è
più
che una passione: gli provoca un senso di libertà avanzare tra le onde e
gareggiare, a volte trionfando sugli amichetti che annaspano alle sue
spalle. Raggiungere
per primo la boa che delimita il traguardo gli provoca una gioia
indescrivibile.
Di tanto in tanto indossa la maschera e allora le sorprese sono
infinite: pesci
e pesciolini dai variopinti colori volteggiano con movenze sorprendenti e
avanzano sfoggiando guizzi incredibili. I riflessi del sole sul fondo
marino
determinano delle sensazioni straordinarie nell’animo felice di un
bambino. Più
tardi, ancora sfide in acqua, con o senza palla, giochi in spiaggia e,
al
termine della giornata, spossato e appagato, si addormenta sereno sul
sedile
posteriore dell’auto. Un brutto giorno, però, succede qualcosa di
tragico.
Manuel avverte dei capogiri, senso di stordimento, spossatezza.
All’inizio non sembra
niente di grave; i consulti effettuati presso specialisti, sempre più
formali
ed austeri, giungono alla determinazione di una patologia rarissima che
colpisce in Italia altri 49 ragazzini come lui: Sindrome di
Allan-Hernndon-Dudley. Questo nome impronunciabile caratterizza una
malattia genetica contraddistinta
da deficit neurologico e insufficienza respiratoria. Progressivamente la
mobilità muscolare di Manuel si attenua fino a costringerlo
all’immobilità a
letto. Oggi il ragazzo vive legato ai tubi della ventilazione meccanica.
La
mamma Anna Lisa per attenuare la sofferenza gli ha procurato un
portfolio
digitale nel quale scorrono le foto delle scorribande marine del suo
pupillo
che, nel rivedersi, abbozza un leggero sorriso. Vorrebbe vederlo da
vicino il
mare che tanto ama, ma è necessario un mezzo attrezzato e non ci sono i
soldi.
La famiglia lancia un petizione. Per essere infelici da ragazzini basta
poco;
per far riacquistare il sorriso a un fanciullo a volte basta la
solidarietà e
la carità della collettività. Più che una speranza, un’esortazione
scaturisce ineluttabile
dalle umili righe di questo post: consentiamo al piccolo Manuel di
rivedere la
distesa marina e la volta celeste senza bisogno di sognarle.
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