venerdì 24 luglio 2015

Quant'è bello vedere il mare

Per essere felici ai bambini basta poco: il sole, il mare, un pallone e tanta energia dentro il corpo da spendere fino a crollare contenti ed esausti nella braccia dei propri genitori. Manuel è un ragazzino di 12 anni. Vive a Sinnai, comune di poco più di 10.000 abitanti in provincia di Cagliari, distante dal mare poco più di dieci chilometri. Bambino vivace e estroverso, fin da piccolo ha frequentato tutte le attività che le piccole realtà della Sardegna consentono. La modesta pratica sportiva che le programmazioni scolastiche propongono e l’attività calcistica nelle squadrette affiliate alla società maggiore iscritta al torneo ufficiale di calcio. Manuel ha soprattutto una passione: il nuoto. D’estate, il breve tragitto che separa il proprio paese dallo splendido golfo di Cagliari viene divorato in fretta dall’auto di papà. Giunti nell’azzurro mare del Poetto, mentre i genitori stendono gli asciugamani sulla sabbia, Manuel, dopo una breve rincorsa, si ritrova immerso nelle calme acque del mare. Nuotare è più che una passione: gli provoca un senso di libertà avanzare tra le onde e gareggiare, a volte trionfando sugli amichetti che annaspano alle sue spalle. Raggiungere per primo la boa che delimita il traguardo gli provoca una gioia indescrivibile. Di tanto in tanto indossa la maschera e allora le sorprese sono infinite: pesci e pesciolini dai variopinti colori volteggiano con movenze sorprendenti e avanzano sfoggiando guizzi incredibili. I riflessi del sole sul fondo marino determinano delle sensazioni straordinarie nell’animo felice di un bambino. Più tardi, ancora sfide in acqua, con o senza palla, giochi in spiaggia e, al termine della giornata, spossato e appagato, si addormenta sereno sul sedile posteriore dell’auto. Un brutto giorno, però, succede qualcosa di tragico. Manuel avverte dei capogiri, senso di stordimento, spossatezza. All’inizio non sembra niente di grave; i consulti effettuati presso specialisti, sempre più formali ed austeri, giungono alla determinazione di una patologia rarissima che colpisce in Italia altri 49 ragazzini come lui: Sindrome di Allan-Hernndon-Dudley. Questo nome impronunciabile caratterizza una malattia genetica contraddistinta da deficit neurologico e insufficienza respiratoria. Progressivamente la mobilità muscolare di Manuel si attenua fino a costringerlo all’immobilità a letto. Oggi il ragazzo vive legato ai tubi della ventilazione meccanica. La mamma Anna Lisa per attenuare la sofferenza gli ha procurato un portfolio digitale nel quale scorrono le foto delle scorribande marine del suo pupillo che, nel rivedersi, abbozza un leggero sorriso. Vorrebbe vederlo da vicino il mare che tanto ama, ma è necessario un mezzo attrezzato e non ci sono i soldi. La famiglia lancia un petizione. Per essere infelici da ragazzini basta poco; per far riacquistare il sorriso a un fanciullo a volte basta la solidarietà e la carità della collettività. Più che una speranza, un’esortazione scaturisce ineluttabile dalle umili righe di questo post: consentiamo al piccolo Manuel di rivedere la distesa marina e la volta celeste senza bisogno di sognarle.


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