In
occasione del
recente compimento del mio compleanno gli auguri più ricorrenti sono
stati “Cento
di questi giorni” oppure la schietta espressione sarda ”A chent’annos”. I
cento anni erano un tempo le colonne d’Ercole della vita. Raggiungerli o
superarli,
da qualche decennio a questa parte, non costituisce più una rarissima
eccezione,
perché l’aspettativa di vita cresce in tutto il mondo. L’Italia è il
quarto
paese più longevo del mondo. Secondo il rapporto dell’Organizzazione
Mondiale
della Sanità, una bambina nata in Italia nel 2012 ha una speranza di
vita di 85
anni, mentre un coetaneo maschio si attesta su 80,2. Il rapporto
raccoglie i
dati di 194 paesi su mortalità, malattie, servizi e trattamenti
sanitari,
investimenti nella sanità, fattori di rischio. Le più longeve sono le
donne
giapponesi: ben 87 anni L'isola di Okinawa in Giappone detiene il record
di ultra centenari: nel 2050 la maggior parte della popolazione
centenaria vivrà in Cina
(472.000 persone), negli Stati Uniti (298.000), in Giappone
(272.000) e in India (111.000).
Entro il 2050il Giappone avrà la più alta percentuale di centenari: il 2,6 per mille del totale della popolazione. Il
trend della longevità è
inarrestabile e non si è mai fermato a partire dal 1840, spiegano gli
scienziati che hanno condotto l'indagine. Secondo questi studiosi
dovremo iniziare ad usare il termine di quinta età suddividendo le fasce
tra bambini, giovani, adulti, anziani e vecchi. Nel gennaio 2011
l'ISTAT
ha rivelato che in Italia ci sono 16.145 persone con 100 anni di età di
cui 13.040 donne e 3.105 uomini. Nel nostro paese, la Sardegna è la
regione in cui si vive più a lungo. Nella nostra isola risiedono,
infatti, 22 centenari ogni 100.000 abitanti: la più alta concentrazione
al mondo.
Nel marzo 2011 c'erano 370 sardi che avevano spento più
di 100 candeline. Nel mio paese una donna si è avvicinata ai 110 anni,
una è
morta a 107, mentre lo scorso anno abbiamo festeggiato il compimento dei
cento
anni della nonnina del paese. Ogni centro della nostra isola vanta
altrettanti record.
Questo primato ha spinto l’Organizzazione mondiale della sanità ad
inaugurare,
da noi, l’Osservatorio Internazionale sulla longevità. Si tratta del
primo
centro al mondo che si occupa di analizzare i dati provenienti dalle
“Blue
Zone”, le cinque aree geografiche (Sardegna, Okinawa (Giappone) Loma
Linda
(California), Ikarìa (Grecia) e Nicoya (Costarica) in cui è più alta la
concentrazione di centenari. Studiosi di tutto il mondo, proprio nella
nostra
isola, hanno avviato, da tempo, uno studio su questo primato chiamandolo
AKeA (sigla
che riprende la formula augurale "A Kent'Annos"). Il gruppo di studiosi,
che si accinge a pubblicare i
risultati della ricerca, ha anticipato alcune conclusioni. Le
motivazioni sulla
lunga vita dei sardi sono attribuibili alla genetica, all'alimentazione,
all'ambiente e allo stile di vita. L’alimentazione, caratterizzata da un
regime
semi-vegetariano, con un buon consumo di legumi, moderato uso di bevande
alcoliche e di carne rossa, influenza apprezzabilmente il fenomeno. La
dieta nelle zone con picchi di longevità si basa su latte, formaggi,
verdure dell'orto, frutta degli alberi dei poderi del luogo,olio e vino
autoprodotti. Alimenti genuini che hanno un valore nutrizionale di gran
lunga superiore a quelli prodotti dalla grande distribuzione. Il latte,
munto dalle pecore degli allevamenti bradi, contiene bacilli che
producono sostanze che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo.
Anche gli omega 3 e altri grassi protettivi sono presenti in quantità
significative nei prodotti fatti in casa. A tutti questi elementi
aggiungerei uno
stile di vita attivo, operoso e fortemente socializzato; nelle diverse
realtà della nostra isola l'anziano è radicato nella propria comunità e nella
propria famiglia ed è circondato da rispetto, da affetto e da considerazione.
Non trascurerei, infine, l’operosità che ha contraddistinto la nostra gente e
quel pizzico di saggezza, di decoro e di serenità che ha accompagnato la vita
di gran parte dei collezionisti di anni.
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