martedì 14 luglio 2015

Amicizia... mi piace

Esiste nella realtà? O è solo un’invenzione dei grandi scrittori che con le loro meravigliose pagine ci hanno fatto sognare? Ci riferiamo all’amicizia, sentimento che nella sua interezza comprende la stima, il rispetto, le attenzioni, l’amore, la forza, la dolcezza, la saggezza, la delicatezza, l’affetto e ciascuno potrebbe aggiungere tanti altre espressioni che ha sperimentato personalmente. L’aiuto all’amico, che si trova in difficoltà, è riconducibile anch’esso a questo sentimento; non è indispensabile l’aiuto materiale, ma “l’esserci”, l’essere presenti in situazioni di tristezza e solitudine o difficoltà; talvolta è indispensabile il richiamo ad atteggiamenti più consoni, più morigerati; occorre essere dotati di garbo e accortezza nell’ammonire un amico ad adottare comportamenti più maturi. L’amicizia è la virtù della semplicità, si vive in maniera disinteressata, senza secondi fini, condividendo le gioie e i dolori dell’amico come fossero le nostre gioie e i nostri dolori. Un elemento significativo che caratterizza e definisce l’amicizia è la preoccupazione che ti assale se il punto di riferimento dei tuoi sentimenti è in difficoltà, soffre, è afflitto o tormentato. L’amicizia necessita di tempo per sedimentare e fortificarsi. I classici antichi Epicuro, Aristotele, Seneca, Cicerone hanno analizzato esaurientemente la natura sentimentale che fin da piccoli ci incuriosisce, ci attrae fino ad affascinarci senza ritorno.
E’ vero subentrano spesso delusioni che sono direttamente proporzionali all’intensità di questo sentimento.  Cicerone, in particolare, pensava ad essa come ad una virtù che contraddistingueva i buoni e i leali e affermava “L’amicizia non è niente altro che una grande armonia di tutte le cose umane e divine, insieme con la benevolenza e l’affetto; davvero non so se, eccettuata la sapienza, sia mai stata concesso all’uomo dagli dei immortali niente di meglio di essa”.
I classici senza tempo ci riportano straordinari esempi di persone che vivono questo sentimento con una passione che può condurti all’estremo sacrificio. Nell’Iliade, ad esempio, Achille, l’eroe arrogante, tracotante e spietato con tutti, al quale, impropriamente, da giovanissimo studente, avevo rivolto le mie simpatie, dimostrava una straordinaria gentilezza e affetto nei confronti del carissimo amico Patroclo. Anche Virgilio nell’Eneide riprende il tema con la straordinaria rappresentazione dell’amicizia tra il giovane e inesperto Eurialo e il nobile guerriero Niso. Dopo aver fatto strage di guerrieri nemici, nel tentativo di raggiungere Enea, cadranno sotto i loro colpi, non prima di aver cercato di vendicare l’uno (Niso) la morte del suo carissimo amico. Anche Ludovico Ariosto nel l’Orlando Furioso ripropone l’amicizia tra due saraceni, Cloridano e Medoro, che, nel tentativo di recuperare il cadavere insepolto del loro re Dardinello, vengono sorpresi dai nemici; al termine Cloridano, più maturo ed esperto ormai salvo, sacrifica la propria vita per tutelare quella dell’inseparabile amico. Eppure ci sono scrittori che su questo sentimento hanno manifestato un evidente scetticismo. Alberto Moravia, nelle stupende raccolte “Racconti romani” e “Nuovi racconti romani” appare molto pessimista nei confronti dell’amicizia. In particolare nei due episodi “Quant’è caro” e “Amici senza soldi” riflette su questo sentimento per concludere amaramente “qualche volta, chinandomi a guardare sott’acqua tutti i pesci grandi e piccoli che ci nuotavano, mi domandavo se, almeno tra i pesci, ci fosse l’amicizia. Tra gli uomini no, sebbene la parola l’abbiano inventata loro”. Ho chiesto ad un giovanissimo conoscente cosa gli suggeriva la parola amicizia. Mi ha risposto senza esitazioni “Ho 467 amici su Facebook e conto di arrivare a più di 1000. Salvatore il mio amico si vanta in compagnia, grazie agli oltre 1000 amici, di averne più di tutti e ce lo fa pesare in qualche modo”.  Gli ho raccontato, allora, di quanto scritto nel Piccolo Principe da Antoine De Saint Exupery. Lo scrittore francese descrive mirabilmente il legame che unisce la volpe e il piccolo “Gli uomini non hanno più tempo –spiega la volpe al principe - per conoscere nulla. Comprano nei mercati le cose già fatte; ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico addomesticami”.
Al termine tra il piccolo principe e la volpe si stabilisce un legame straordinario che niente ha a che fare con le amicizie virtuali di Facebook. La volpe, infatti, dopo essere stata addomesticata riconoscerà i passi del suo carissimo amico tra mille altri e le spighe del grano le infonderanno un sottile delicato senso di piacere, perché le ricorderanno il colore dei capelli del piccolo amico. Mi ha osservato incuriosito e perplesso. Non so se abbia capito ma, seppur con molti distinguo, continuo a pensare che forse ha ragione Cicerone quando afferma “la vita non è vita senza amicizia” perché  aggiunge “ogni cosa, anche la più sublime e meravigliosa non vale niente se non si possiede un amico con il quale condividerla”. Anche su Facebook concludo, ma non necessariamente.

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