Esiste nella realtà? O è solo
un’invenzione dei grandi scrittori che con le loro meravigliose pagine ci hanno
fatto sognare? Ci riferiamo all’amicizia, sentimento che nella sua interezza comprende
la stima, il rispetto, le attenzioni, l’amore, la forza, la dolcezza, la
saggezza, la delicatezza, l’affetto e ciascuno potrebbe aggiungere tanti altre
espressioni che ha sperimentato personalmente. L’aiuto all’amico, che si trova
in difficoltà, è riconducibile anch’esso a questo sentimento; non è
indispensabile l’aiuto materiale, ma “l’esserci”, l’essere presenti in
situazioni di tristezza e solitudine o difficoltà; talvolta è indispensabile il
richiamo ad atteggiamenti più consoni, più morigerati; occorre essere dotati di
garbo e accortezza nell’ammonire un amico ad adottare comportamenti più maturi. L’amicizia è la virtù della semplicità,
si vive in maniera disinteressata, senza secondi fini, condividendo le gioie e
i dolori dell’amico come fossero le nostre gioie e i nostri dolori. Un elemento
significativo che caratterizza e definisce l’amicizia è la preoccupazione che
ti assale se il punto di riferimento dei tuoi sentimenti è in difficoltà,
soffre, è afflitto o tormentato. L’amicizia necessita di tempo per sedimentare
e fortificarsi. I classici antichi Epicuro, Aristotele, Seneca, Cicerone hanno
analizzato esaurientemente la natura sentimentale che fin da piccoli ci
incuriosisce, ci attrae fino ad affascinarci senza ritorno.
E’ vero subentrano
spesso delusioni che sono direttamente proporzionali all’intensità di questo
sentimento. Cicerone, in particolare,
pensava ad essa come ad una virtù che contraddistingueva i buoni e i leali e
affermava “L’amicizia non è niente altro che una grande armonia di tutte le
cose umane e divine, insieme con la benevolenza e l’affetto; davvero non so se,
eccettuata la sapienza, sia mai stata concesso all’uomo dagli dei immortali
niente di meglio di essa”.
I classici senza tempo ci riportano straordinari
esempi di persone che vivono questo sentimento con una passione che può condurti
all’estremo sacrificio. Nell’Iliade, ad esempio, Achille, l’eroe arrogante,
tracotante e spietato con tutti, al quale, impropriamente, da giovanissimo
studente, avevo rivolto le mie simpatie, dimostrava una straordinaria
gentilezza e affetto nei confronti del carissimo amico Patroclo. Anche Virgilio
nell’Eneide riprende il tema con la straordinaria rappresentazione
dell’amicizia tra il giovane e inesperto Eurialo e il nobile guerriero Niso.
Dopo aver fatto strage di guerrieri nemici, nel tentativo di raggiungere Enea,
cadranno sotto i loro colpi, non prima di aver cercato di vendicare l’uno
(Niso) la morte del suo carissimo amico. Anche Ludovico Ariosto nel l’Orlando
Furioso ripropone l’amicizia tra due saraceni, Cloridano e Medoro, che, nel tentativo
di recuperare il cadavere insepolto del loro re Dardinello, vengono sorpresi
dai nemici; al termine Cloridano, più maturo ed esperto ormai salvo, sacrifica
la propria vita per tutelare quella dell’inseparabile amico. Eppure ci sono
scrittori che su questo sentimento hanno manifestato un evidente scetticismo.
Alberto Moravia, nelle stupende raccolte “Racconti romani” e “Nuovi racconti
romani” appare molto pessimista nei confronti dell’amicizia. In particolare nei
due episodi “Quant’è caro” e “Amici senza soldi” riflette su questo sentimento
per concludere amaramente “qualche volta, chinandomi a guardare sott’acqua
tutti i pesci grandi e piccoli che ci nuotavano, mi domandavo se, almeno tra i
pesci, ci fosse l’amicizia. Tra gli uomini no, sebbene la parola l’abbiano
inventata loro”. Ho chiesto ad un giovanissimo conoscente cosa gli suggeriva la
parola amicizia. Mi ha risposto senza esitazioni “Ho 467 amici su Facebook e
conto di arrivare a più di 1000. Salvatore il mio amico si vanta in compagnia,
grazie agli oltre 1000 amici, di averne più di tutti e ce lo fa pesare in
qualche modo”. Gli ho raccontato, allora,
di quanto scritto nel Piccolo Principe da Antoine De Saint Exupery. Lo
scrittore francese descrive mirabilmente il legame che unisce la volpe e il
piccolo “Gli uomini non hanno più tempo –spiega la volpe al principe - per
conoscere nulla. Comprano nei mercati le cose già fatte; ma siccome non
esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico
addomesticami”.
Al termine tra il piccolo principe e la volpe si stabilisce un
legame straordinario che niente ha a che fare con le amicizie virtuali di Facebook.
La volpe, infatti, dopo essere stata addomesticata riconoscerà i passi del suo
carissimo amico tra mille altri e le spighe del grano le infonderanno un
sottile delicato senso di piacere, perché le ricorderanno il colore dei capelli
del piccolo amico. Mi ha osservato incuriosito e perplesso. Non so se abbia
capito ma, seppur con molti distinguo, continuo a pensare che forse ha ragione
Cicerone quando afferma “la vita non è vita senza amicizia” perché aggiunge “ogni cosa, anche la più sublime e
meravigliosa non vale niente se non si possiede un amico con il quale
condividerla”. Anche su Facebook concludo, ma non necessariamente.
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