mercoledì 15 luglio 2015

Maledette statistiche

Maledette statistiche. Se non ci fossero soprattutto i responsabili dei governi vivrebbero meglio. I dati, freddi e inconfutabili, dei numeri annichiliscono i roboanti comunicati della politica. Nel nostro paese, il mese scorso, il nostro premier orgogliosamente ha descritto, con la dialettica e l’eloquio che tutti gli riconosciamo, imponenti risultati sui nuovi occupati; non si erano ancora spenti il clamore e il compiacimento che derivavano dal conseguimento di un traguardo così prestigioso e significativo, che sul web, quasi in contemporanea, un istituto di statistica documentava, con dovizia di particolari, che la crescita occupazione era stata fino ad allora ridottissima quasi risibile. Le statistiche dicono che il nostro primo ministro è il primo nella storia repubblicana che abbia ricoperto questa prestigiosa carica senza essere stato eletto in parlamento. Non sono necessari strumenti demoscopici per registrare che lo stesso incarico è ricoperto in contemporanea all’altro, altrettanto autorevole, di segretario del maggior partito italiano. Le inchieste giornalistiche sottolineano che anche questa situazione è abbastanza infrequente nel panorama politico della nostra repubblica. Per fortuna le statistiche non registrano le dichiarazioni di chi ha costruito la propria carriera politica tuonando contro la molteplicità degli incarichi di chi lo ha preceduto; non esprimono neppure giudizi sull’impossibilità di svolgere compiutamente questi due prestigiose cariche. Ciascuno di questi impegni, se ben svolto, susciterebbe non poche apprensioni anche sulle coronarie della più esperta, provetta e responsabile personalità che voglia occuparsi del bene degli altri. I freddi numeri matematici possono essere stiracchiati da una parte o dall’altra, ma nessuno è ancora riuscito ad ottenere da essi il dono dell’ubiquità. Proviamo ad uscire dagli angusti confini nazionali. Negli stati islamici costituisce peccato grave contro Dio bere alcol. Eppure le statistiche, le maledette statistiche, confermano che più di un milione di cittadini iraniani contravviene ad una severa regola religiosa. Ci sarebbero tra questi duecentomila alcolizzati. Le pene sono severissime e prevedono tra l’altro la somministrazione di una dose massiccia di frustate. Ma vuoi mettere il piacere di contravvenire ad una disposizione. Il progresso viaggia più velocemente di quanto non si creda e l’avanzare del tempo farà strame di tante inutili proibizioni o becere imposizioni. Non si può proibire di bere un buon bicchiere di vino ammantandolo con proibizioni di carattere morale. Osservare un precetto significa, in questo caso, essere asserviti al panico e all’ottusità. Non si possono imporre veti tassativi spesso incompresi e inapplicabili. La crescita culturale, paragonabile ad una locomotiva che procede inarrestabile, farà giustizia di multiformi strapoteri, ingiustificabili vessazioni e intollerabili ingiustizie che allignano in tante regioni del mondo.

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