venerdì 19 novembre 2021

Morte di un bimbo

Affamato, disidratato, assiderato. Ti sei assopito e sei sprofondato in un sonno eterno. Si narra che la morte per assideramento sia quella più dolce. Forse per te lo è stata. Non lo sapremo mai. Anche se avevamo intuito che il dramma era alle porte. Cariche, reticolati, cani lupo, getti d’idranti, manganelli, odio, disprezzo. Tutti riversati su poveri derelitti. Derisi, scherniti, detestati. Vasi di coccio tra giganti di egoismo. Umanità contro disumanità. Nazionalismo contro cosmopolitismo. Altruismo contro cinismo. Miseria contro opulenza. Al centro della storia consumata al confine tra Bielorussia e Polonia, un viso angelicato dalla tenerissima età. Sguardo sognante mai attraversato dal male e dalla malizia. Occhi perforati dall’inferno della morte perché non raggiunti dalla carità della vita. Proprio nella giornata dedicata a “creare un mondo migliore nel quale le persone possano crescere al sicuro per raggiungere il loro pieno potenziale”. Amaro contrappasso del quale non sei riuscito a comprendere il significato. Non te lo hanno consentito. Si ignora perfino la tua identità. I tuoi genitori, svaniti, forse costretti a una fuga precipitosa. Sappiamo solo che sei siriano e che avevi appena compiuto un anno di vita. Una morte silenziosa colpevolmente ignorata. Qualche flebile cenno sui notiziari la cui eco si dissolverà domani nel vento dell'indifferenza. Senza conforti, senza preghiere, senza onoranze, senza lacrime. Un bimbo ignoto dall'identità anonima che è stata defraudato dei più elementari gesti o delle più semplici testimonianze di carità. Che, proprio per questo, pesa come un macigno nella coscienza di coloro che possiedono ancora un briciolo di pietà.

sabato 13 novembre 2021

Musica de s'anima

 


Una volta poeta sempre poeta. La parafrasi della celebre regola benedettina ben si adatta alla biografia poetica di Gavina Correddu autrice nel 1981 di una raccolta di liriche “Duas paraulas a s’iscuja”. A distanza di trentotto anni la poetessa ripercorre le segrete gallerie del proprio animo per dare alle stampe la nuova raccolta “Musica de s’anima”. A riprova che il sottilissimo filo che lega i poeti con la propria creatività si può dilatare, ma non spezzare. Un intervallo lunghissimo che è servito all’autrice per galoppare con la fantasia recependo e recuperando suoni e rumori, immagini e sensazioni. Mi sono interrogato sulle motivazioni che portano a scrivere poesie oggi. E’ un’operazione ancora attuale? Alcuni ritengono non sia più di moda. Quasi un retaggio del passato. Eppure la parola poesia etimologicamente significa creazione. Scrivere in versi costituisce l’adempimento più alto e più puro per esprimere il proprio vissuto spirituale. Il mondo che ci circonda ci ha resi insensibili, spesso disattenti alle manifestazioni della quotidianità. Siamo abituati a percepire la realtà con il senso della vista che si sofferma sull’esteriorità, sulle apparenze, sulle forme e sulle sembianze. La vita, in questo modo, viene esplorata in maniera superficiale ed approssimativa. Osserviamo, ma non percepiamo l’intima essenza delle cose. “L’essenziale è invisibile agli occhi” affermava il piccolo principe.La poesia, invece, possiede lo stigma dell’introspezione della meditazione e si realizza attraverso la riflessione; presuppone tempi distesi per poter scoprire mondi nascosti e inesplorati e disvelare continenti nuovi; secondo il poeta Ungaretti nasce solo attraverso una profonda “tensione emotiva” che si acquieta attraverso un intenso coinvolgimento. Il poeta annusa, ascolta, sfiora, recepisce le magiche suggestioni che lo attorniano. E’ necessaria, però, una particolare sensibilità per rappresentare poeticamente il firmamento che ci sovrasta. Sentimento questo che è proprio dell’anima. “Il poeta non può prescindere dalla scoperta della propria anima vera” scriveva Giorgio Caproni nella prefazione ad una propria raccolta. Una riflessione introspettiva profonda e accurata per dare forma alle proprie emozioni. Fare poesia è quindi particolarmente attuale perché rappresenta la maniera più efficace per parlare con l’anima alle anime. Considerazioni e riflessioni scaturite spontaneamente al termine della lettura della raccolta di liriche di “Musica de s’anima”. 

Il titolo riecheggia le direttrici portanti dell’ispirazione della poetessa: l’anima e la musica. La prima rievoca cammini in contrade sconosciute, percorsi seminati di gioia e di dolore, orizzonti intrisi di atmosfere tenebrose e spensierate, incontri inaspettati, ferite non del tutto rimarginate. La musica è, a sua volta, l’arte che più si avvicina alla poesia. Il musicista è il poeta dei suoni e dei silenzi elaborati attraverso la propria ispirazione. I versi possiedono le qualità della musica e riescono a trasmettere i propri stati d’animo in maniera più evocativa e potente della prosa. Proprio per questo l’espressione poetica costituisce il più elevato strumento di comunicazione perché sempre rivolto alla rappresentazione delle pieghe più nascoste dei nostri sentimenti ed orientata allo stesso tempo alla raffigurazione di una realtà ricca di sfumature e di sfaccettature.

Gavina Correddu nel suo libro bilingue (italiano e sardo) cerca di percepire la realtà con il cuore. Un cuore generoso e vitale che pulsa leggero e soave; risoluto, però, nel rappresentare le diverse declinazioni che la sua libera ispirazione ci dispensa: l’amore, la vita, la morte, la natura, la pace, la felicità, il dolore, i ricordi dei propri cari, la gioia, la sofferenza, la poesia.

L’amore, in primis, declinato nelle sue multiformi sfaccettature. Amore filiale, materno, coniugale. L’amore che alimenta l’anima e secondo l’autrice “nasce dal mistero di un sorriso tra una ragnatela di sogni scintillanti d’infinito”. Sentimento raccontato attraverso metafore cariche di impressioni, quasi folgorazioni rappresentate con estrema precisione lessicale. L’amore che è anche “la mano di un amico che stringe forte la tua” e si realizza quando “il pianto accorato del figlio si scioglie sul seno della madre” (Linfa d’amore). Versi suggestivi che nascono da una profonda tensione emotiva e si segmentano attraverso intense implicazioni simboliche e significative costruzioni metaforiche.

L’amore per la natura prorompe impetuoso nella lirica “foglie morte”; in essa assistiamo al lento languire delle foglie delle quali “solo la poesia… immortala l’agonia”. Immagini assorte, meditate emergono dal componimento “Nuvole” nella quale ciuffi di ombre attraversano l’orizzonte e “cingono tenere i fianchi del monte come braccia d’amore”. Evocazioni soavi che trasmettono beatitudine; sensazione ripresa e rafforzata nelle lirica in lingua sarda “Pace” definita “veru cunfortu”. Tematiche eterne, care ai poeti di tutti i tempi, sulle quali scocca all’improvviso una scintilla che le accende sprigionando bagliori sfavillanti che illuminano la mente di chi legge.

Ogni poetica è contrassegnata da una rara sensibilità e da un’inconsueta delicatezza. I componimenti sembrano descrivere la leggiadra traiettoria delle frecce scagliate da un provetto arciere che raggiungono il bersaglio della bellezza. Sia quando descrivono Ozieri, paese natio lasciato da giovane sposa che incarna gli incanti e le magie della giovinezza sia quando tratteggiano Monti comunità che l’ha benevolmente accolta. Realtà quest’ultima mitizzata perché rappresenta lo spaccato della maturità: amata al punto da essere definita attraverso una mirabile identificazione “Terra mia”. Alcuni di questi temi erano presenti nella pubblicazione precedente. L’autrice li riprende in questa sua nuova raccolta e ne amplia, con un linguaggio limpido e piano, l’orizzonte poetico.

Costituirebbe, però, operazione velleitaria pretendere con queste brevi note di offrire un panorama esaustivo dei bagliori poetici che emanano dalle liriche e riverberano allo stesso tempo emozioni forti e intense. Ciascuno dovrà approcciarsi alla lettura con i sentimenti propri dei cercatori d’oro: attenzione, concentrazione, tensione emotiva. Stati d’animo che dopo la lettura e la scoperta delle numerose pepite poetiche presenti in questa raccolta hanno determinato nella mia persona stupore, ammirazione ed entusiasmo.

Non è stato, però, necessario scandagliare il greto di un torrente o perforare il solido strato di una galleria sotterranea; è bastato abbandonarsi alla lettura e alla meditazione delle liriche che seguono per scovare preziosità poetiche significative e “prepotenti…che diamante”. Una sensazione di libertà e di leggerezza, un trasalimento che ci ha catapultato nell’atmosfera celeste in un’ideale identificazione con le nuvole mosse dalle brezze mattutine. I palpiti del nostro animo si sono rasserenati e sono sembrati dissolversi i tormenti propri della nostra esistenza.

Perché la poesia, la vera poesia, contiene una musicalità leggiadra che nasce nell’anima quasi per magia e si diffonde nell’universo con sfumature armoniose e leggiadre che ci riconciliano con le cicatrici della vita.