Marcel
Proust narra nel primo libro del suo capolavoro “Alla ricerca del tempo
perduto” che il sapore della madeleine, un biscotto che il protagonista bagna
da adulto nel tè, gli fa riscoprire e ritrovare tutto il mondo della sua
infanzia. Nei ricordi della mia fanciullezza tra i gusti, tra i sapori, tra i
prodotti che occupano un posto privilegiato c’è sicuramente quello legato al
latte e ai suoi derivati. Il latte, appena munto, bollito e immediatamente
consumato, costituiva un accostamento gioioso alla giornata che stava per
iniziare. I derivati del latte erano
altrettanto gustosi e saporiti: mia madre preparava da par suo la ricotta,
morbida e invitante, che poteva essere consumata, a tutte le ore della giornata
nei suoi diverse sfaccettature: naturale, con annesso miele o, più raramente, edulcorata
con lo zucchero. Il nostro appetito di bambini, e poi di giovani, trovava la
sua sublimazione nel consumo del formaggio: perette, perettoni, forme di
pecorino, di piccole e medie dimensioni, venivano consumate con voracità
dall’entusiasmo e dall’ardore della nostra gioventù.
Oggi si invitano ripetutamente
i giovani a mangiare: per la nostra generazione, ogni genere di incoraggiamento
era bandito, perché si consumava, senza alcuna forma di esortazione, tutto ciò
che passava il convento familiare. Il formaggio che più solleticava il mio
appetito era costituito dalle perette fresche, ma non disdegnavo il pecorino nelle
sue diverse accezioni: fresco, semi stagionato o stagionato. Se, poi, qualche
forma si deteriorava, apprezzavo il gusto del formaggio marcio spalmando la sua
crema sul pane fino anch’esso di produzione locale o consentitemi fornale: una
vera e propria leccornia. Quando mi capita di assaggiare dell’ottima ricotta,
del superbo formaggio, il metro di paragone è sempre il solito:” Mi ricorda e
in qualche caso si avvicina – sentenzio senza tema di smentita- ai prodotti caseari che mamma portava a
tavola”.
Non è mammismo, ma cruda realtà. Immaginate con quale stato d’animo
abbia accolto la prospettiva di consentire la produzione del formaggio con il
latte in polvere. La commissione europea ha invitato il nostro paese a cambiare
la legge vigente nel nostro paese che obbliga i produttori di formaggi a
garantire che la materia prima sia il latte fresco. Il formaggio italiano ha
raggiunto nel mondo un credito inestimabile grazie alla bontà del suo
patrimonio caseario frutto semplicemente del binomio latte-formaggio. L’Unione
europea vorrebbe che facessimo un passo indietro per quanto concerne bontà e
qualità di prodotti.
L’augurio e l’auspicio che rivolgo da questa tribuna è che
i nostri rappresentanti istituzionali respingano “senza se e senza ma” questa
prescrizione: dal canto mio e spero vostro, mi rifiuterò di consumare alimenti
che, pur non nocivi alla salute, non rispondono ai requisiti vitali della
naturalezza, dell’autenticità e della bontà.
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