martedì 21 luglio 2015

L'insostenibile leggerezza dello smartphone

Da qualche giorno a questa parte si è instaurato un rapporto di odio-amore con il mio smartphone. Mi sto abituando a monitorare i minuti d’impiego e, quando raggiungo i fatidici 60 minuti di utilizzo, inserisco il silenziatore e cerco di tenermi alla larga da eventuali chiamate. Un recente studio di unaccreditata rivista di medicina ha stabilito, infatti, che il punto di demarcazione tra le persone affette di depressione e quelle sane sarebbe il seguente: chi usa il cellulare intelligente oltre i 68 minuti è depresso, non lo è che si posiziona al di sotto di questo limite.
La depressione è una patologia in costante aumento. Chi soffre della sindrome sopracitata, manifesta una gamma di comportamenti, relazioni sociali e movimenti più ristretta e si tuffa in una fonte di distrazione quale lo smartphone. La depressione innescata a volte da perdita di persone care, fallimenti, delusioni, mancato raggiungimento di obiettivi sconfina in forme di profonda tristezza, perdita d’interesse e riduzione dell’attività. Allontanarsi dalla realtà per chiudersi in se stessi costituisce il traguardo finale di questo stato d’animo. Oggigiorno questo nuovo strumento della tecnologia è diventato sempre più diffuso soprattutto tra i giovani e giovanissimi. Sui mezzi pubblici, nelle strade, nei bar, negli uffici pubblici, la quasi totalità dei soggetti è concentrata sul magico display: giochi, mail, messaggi, chat, visione foto e film, ascolto musica, previsioni meteo, consultazione titoli borsa e si potrebbe continuare con nuove e sempre più evolute applicazioni.La virtù sta nel mezzo affermavano saggiamente i nostri antenati latini. Lo smartphone, come tutti gli strumenti della moderna tecnologia, deve essere utilizzato senza abusi. Mi è capitato di vedere una signora smanettare in chiesa durante una funzione religiosa e conosco tante persone che vivono in simbiosi con questo gioiello della tecnologia; l’annunciato lancio di un nuovo modello li porta a sobbarcarsi file chilometriche per aggiudicarsi in anteprima la versione più aggiornata.
Molti giovani si addormentano con lo smartphone nel palmo della mano, consumano i pasti con un occhio al piatto ed uno sguardo all’ultimo messaggio ricevuto mostrando la più assoluta indifferenza per le radiazioni elettromagnetiche sprigionate dalla magica scatolettaAltri trascorrono ore a cercare di superare l’ultimo record raggiunto e trascurano in questo caso gli impegni propri della loro età. In questo caso parlare di perdita di motivazioni non è inappropriato. Lo smartphone, però, ci consente di raggiungere un indirizzo o una destinazione consultando una particolare applicazione e ci fornisce utili indicazioni sul tempo, sugli orari di treni e di aerei.
Questo recente strumento di comunicazione ci consente di prenotare i biglietti più svariati e di pagare moduli di conto corrente senza lunghe fila negli uffici. Quindi dico sì agli smartphone a patto di non diventare schiavi di esso e, soprattutto, non rinunciamo a guardare in faccia le persone e a scambiare una salutare e antidepressiva chiacchierata con esse.

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