lunedì 27 luglio 2015

La memoria di un ghiacciaio

La memoria di un ghiacciaio è proverbiale: custodisce per millenni meraviglie che di tanto in tanto ci restituisce per farci meglio comprendere chi siamo e da dove veniamo. Un ritrovamento, tra i ghiacciai in Alto Adige a 3210 metri sul livello del mare, fu accolto dalle comunità scientifiche di tutto il mondo con una eco paragonabile a quella a suo tempo registrata per la scoperta dell’America. I mezzi di comunicazione del pianeta riportarono la notizia con diffusa enfasi. La scarna cronaca riporta la nota che nel settembre del 1991 furono rinvenuti i resti, presso il rifugio di Similaun, di un essere umano vissuto circa 5.300 anni fa.

Cranio di Otzi
Il corpo era perfettamente conservato grazie alla particolarità dell’ambiente nel quale era stato sepolto: i ghiacciai delle Alpi. Assieme al corpo furono ritrovati anche resti degli indumenti e degli oggetti personali di grande interesse archeologico: un arco in legno di tasso, una faretra con due frecce pronte all’uso e altre in lavorazione, un coltello di selce, un "correttore" per lavorare la selce, un'ascia in rame, una perla in marmo, esche e acciarino e uno zaino per contenere questi oggetti. Otzi è considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza; sul suo corpo si trovano ben 61 tatuaggi ottenuti attraverso piccole incisioni sulla pelle ricoperte con carbone vegetale per ottenere l'immagine. I primi studi ipotizzarono che l'uomo potesse essere originario della zona di Bressanone. Il corpo di Oetzi, come è stato ribattezzato dagli studiosi (vezzeggiativo derivato da Otzal luogo del ritrovamento), inizialmente conteso tra Italia e Austria, è attualmente conservato al Museo Archeologico di Bolzano. In questi anni, moltissimi istituti di ricerca hanno portato avanti gli studi per determinare più precisamente le caratteristiche del nostro antenato. Recentissime analisi del DNA di Oetzi, condotte attraverso il confronto con circa 8.000 cromosomi provenienti da trenta regioni europee, hanno accertato che il cadavere manifesta grandissime affinità con gli abitanti della Sardegna settentrionale. Oetzi risulta imparentato, non con Austriaci od Altoatesini, ma con i miei antenati. Il ricco armamentario in suo possesso fa supporre potesse trattarsi di un nobile guerriero. La ferita di freccia vicina al cuore documenta inequivocabilmente la sua uccisione in combattimento. Ho sviluppato una serie di studi presso la locale biblioteca comunale e sono giunto alle seguenti conclusioni. Oetzi è un mio lontano antenato che aveva fin da giovane dato prova di audacia e di coraggio. In seguito a ripetute azioni di eroismo aveva ottenuto il comando di tutto il villaggio situato nei pressi del Monte Acuto. Era necessario, però, vista la crisi dei mercati, che 5300 ebbe pesantissime ripercussioni sull’economia locale, trovare nuovi sbocchi commerciali oltre i confini nazionali. Alla testa di un piccolo esercito composto di guerrieri e di uomini di fatica, Oetzi aveva deciso di esportare l’ossidiana, l’olio e il formaggio presso i popoli che si trovavano aldilà delle Alpi. Gli studiosi hanno appurato che il penultimo pasto di Oetzi fu a base di carne di stambecco, cereali e bacche, mentre l'ultimo pasto fu a base di carne di cervo. Questi alimenti furono consumati in occasione della storica sigla dell’accordo con i nemici che comportava vantaggiosi scambi commerciali per gli isolani. Le tribù d’oltralpe finsero di accordarsi; in realtà tramarono per depredare gli ingenui ospiti del loro prezioso patrimonio. Durante il viaggio di ritorno della spedizione sarda, si perfezionò il tradimento: il mio antenato cadde vittima di un’imboscata e venne ucciso in combattimento dopo un’eroica dimostrazione di valore che gli valse l’ammirazione degli avversari. Le mie ricerche hanno voluto costituire un utile supporto al lavoro degli studiosi delle diverse nazioni. Mi riprometto di riprenderle in seguito, consultando celebri storici quali Appiano, Erodoto, Democrito, Polibio e Tucidide alla ricerca di nuovi particolari che possano far luce su ulteriori frammenti di vita del nostro eroico antenato. Oppure, più realisticamente, consulterò la memoria di un ghiacciaio!

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