domenica 26 luglio 2015

La grande bruttezza!

Il turismo è una voce importante della nostra economia. Gestirlo con intelligenza è il minimo che si possa pretendere in tempi di crisi economica. Eppure nella nostra penisola si fa di tutto per screditare la grande bellezza che, fortunatamente, abbiamo ereditato fin dall’antichità. Nello stesso giornata di avantieri si sono registrati tre scioperi che hanno interessato tre comparti nevralgici di questo settore. Uno sciopero bianco dei dipendenti dei mezzi pubblici a Roma ha frenato, nella fase cruciale della stagione estiva, gli spostamenti dei cittadini. L’interruzione dal lavoro dei dipendenti della maggiore compagnia di bandiera ha bloccato il 15% dei voli, con evidenti inconvenienti, per turisti e cittadini in procinto di godersi le meritate vacanze. Per finire, un’assemblea sindacale, organizzata dai dipendenti del sito archeologico di Pompei, ha provocato le rimostranze di tantissimi visitatori lasciati al caldo per ore ad aspettare la riapertura. Poi consultiamo i dati degli ingressi ai musei e ci meravigliamo se i trenta siti museali italiani più conosciuti raccolgono appena 20 milioni di visitatori, mentre il solo Louvre stacca circa 9 milioni di biglietti: poco meno della metà! Non discuto la validità delle singole vertenze dei lavoratori, ma creare gravissimi contrattempi ai principali estimatori delle nostre bellezze significa deluderli e talvolta allontanarli per sempre. Possibile non si potessero risolvere le controversie con altri mezzi; non si poteva rimandare la discussione delle vertenze in periodi meno critici? Possediamo più del 60% (qualcuno stima che raggiungiamo l’80%) del patrimonio artistico dell’intero pianeta e ci ritroviamo al quinto posto nella scala dei paesi più graditi direi fantasticati dai turisti dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina. I capolavori artistici, storici, culturali, paesaggistici e alimentari ci vengono invidiati da tutti, ma spesso i siti sono chiusi e i nostri gioielli giacciono in scantinati in attesa di restauro. I mezzi di comunicazioni dei nostri concorrenti stigmatizzano i mali endemici del nostro petrolio artistico e paesaggistico: servizi carenti, prezzi spropositati, disfunzioni comunicative e organizzative il tutto condito, talvolta, da supponenza, sporcizia e maleducazione. Fatti come quelli registrati qualche giorno fa non fanno altro che avvalorare queste critiche. Difendiamo la nostra ricchezza o il lento smottamento, che progressivamente avviluppa il nostro Belpaese, sarà inarrestabile e ci porterà al declino economico, sociale e culturale.  


Nessun commento:

Posta un commento