martedì 4 agosto 2015

La lettura è...un'immortalità all'indietro

Non di rado mi è capitato, durante gli anni di insegnamento, di sentirmi chiedere da parte dei genitori quali interventi attuare per far recuperare ai propri figli le difficoltà espositive negli scritti. La risposta da parte mia era sempre la stessa: “La lettura costituisce una terapia fondamentale”. Osservavo i visi perplessi dei miei interlocutori che avrebbero voluto rispondermi: “Noi vorremmo che nostro figlio leggesse, ma non riusciamo a convincerlo a farlo”. In effetti leggere non è facile. E’ necessario allenarsi. La fatica che si prova nel preparare il nostro fisico attraverso i primi allenamenti in palestra o al campo sportivo, la incontrerà un ragazzo disabituato a leggere. I nostri giovani leggono sempre meno, ma utilizzano, con intensità e perizia crescenti, i nuovi ritrovati della tecnologia quali smartphone, tablet o playstation Una recente ricerca ci informa che il 62% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno; questo si registra anche tra le persone che, dopo il conseguimento della laurea, non hanno mai più aperto un libro e vengono pertanto definiti analfabeti culturali. L'Italia perde competitività anche a causa del calo degli indici di lettura. Questo esercizio, infatti, consente a giovani e meno giovani di comprendere e interpretare meglio la società e le sfide che quotidianamente ci propone. Leggere, dunque, produce ricchezza e progresso. E questo dato non deve stupire. Nella nostra società l'informazione e la comunicazione rivestono un ruolo strategico e, poiché occorre un aggiornamento continuo, questa pratica diventa indispensabile. Avete notato la perfezione di un nuraghe? Sorprende ancora oggi la tecnica costruttiva e la maestria ingegneristica dei nostri antenati. I massi più grandi alla base e progressivamente i blocchi più piccoli alla sommità. I monoliti costituiscono i libri che progressivamente abbiamo letto. Quelli più grandi sono i primi libri che hanno determinato la nostra formazione, progressivamente su questi abbiamo aggiunto quelli che hanno contribuito a perfezionare la nostra cultura. Il nuraghe, nella sua interezza, rappresenta la nostra personalità. Più imponente sarà la costruzione, più ricco, più consapevole e più versatile sarà il nostro spirito. Ma il verbo leggere come affermava giustamente Gianni Rodari “non sopporta l’imperativo”. Bisogna affinare, pertanto, il gusto attraverso le iniziative intelligenti della famiglia e della scuola. Nell'attività didattica ho sempre cercato di incrementare l’abitudine alla lettura. Libri di narrativa, brani antologici, articoli di riviste e giornali: tutto contribuiva a sviluppare l’attenzione, la partecipazione e a potenziare le capacità di riflessione. Aiutava soprattutto i ragazzi a vivere tante vite e ad ampliare il patrimonio delle proprie conoscenza ed esperienze. Oggi si assiste ad una rivalutazione di questa antichissima pratica: sagra del libro, festa della lettura, classici venduti con quotidiani e settimanali: tutto contribuisce ad ampliare il pensiero delle persone. E questo è un bene, perché come spiega Umberto Eco "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è un’immortalità all’indietro". 

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