Non di rado mi è capitato, durante gli
anni di insegnamento, di sentirmi chiedere da parte dei genitori quali
interventi attuare per far recuperare ai propri figli le difficoltà espositive
negli scritti. La risposta da parte mia era sempre la stessa: “La lettura
costituisce una terapia fondamentale”. Osservavo i visi perplessi dei miei
interlocutori che avrebbero voluto rispondermi: “Noi vorremmo che nostro figlio
leggesse, ma non riusciamo a convincerlo a farlo”. In effetti leggere non è
facile. E’ necessario allenarsi. La fatica che si prova nel preparare il nostro
fisico attraverso i primi allenamenti in palestra o al campo sportivo, la
incontrerà un ragazzo disabituato a leggere. I nostri giovani leggono sempre
meno, ma utilizzano, con intensità e perizia crescenti, i nuovi ritrovati della
tecnologia quali smartphone, tablet o playstation Una recente ricerca ci
informa che il 62% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno; questo
si registra anche tra le persone che, dopo il conseguimento della laurea, non
hanno mai più aperto un libro e vengono pertanto definiti analfabeti culturali.
L'Italia perde competitività anche a causa del calo degli indici di lettura.
Questo esercizio, infatti, consente a giovani e meno giovani di comprendere e
interpretare meglio la società e le sfide che quotidianamente ci propone.
Leggere, dunque, produce ricchezza e progresso. E questo dato non deve
stupire. Nella nostra società l'informazione e la comunicazione rivestono un
ruolo strategico e, poiché occorre un aggiornamento continuo, questa pratica
diventa indispensabile. Avete notato la perfezione di un nuraghe? Sorprende
ancora oggi la tecnica costruttiva e la maestria ingegneristica dei nostri
antenati. I massi più grandi alla base e progressivamente i blocchi più piccoli
alla sommità. I monoliti costituiscono i libri che progressivamente abbiamo
letto. Quelli più grandi sono i primi libri che hanno determinato la nostra
formazione, progressivamente su questi abbiamo aggiunto quelli che hanno
contribuito a perfezionare la nostra cultura. Il nuraghe, nella sua interezza,
rappresenta la nostra personalità. Più imponente sarà la costruzione, più
ricco, più consapevole e più versatile sarà il nostro spirito. Ma il verbo
leggere come affermava giustamente Gianni Rodari “non sopporta l’imperativo”.
Bisogna affinare, pertanto, il gusto attraverso le iniziative intelligenti
della famiglia e della scuola. Nell'attività didattica ho sempre cercato di
incrementare l’abitudine alla lettura. Libri di narrativa, brani antologici,
articoli di riviste e giornali: tutto contribuiva a sviluppare l’attenzione, la
partecipazione e a potenziare le capacità di riflessione. Aiutava soprattutto i
ragazzi a vivere tante vite e ad ampliare il patrimonio delle proprie
conoscenza ed esperienze. Oggi si assiste ad una rivalutazione di questa
antichissima pratica: sagra del libro, festa della lettura, classici venduti
con quotidiani e settimanali: tutto contribuisce ad ampliare il pensiero delle
persone. E questo è un bene, perché come spiega Umberto Eco "Chi non
legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto
5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia,
quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è un’immortalità
all’indietro".
Nessun commento:
Posta un commento