sabato 8 agosto 2015

La generazione...fortunata



Domani ricorrono i settant’anni dal tragico lancio sulla città di Nagasaki della bomba definita dagli americani Fat Man (grassone) che di fatto chiuse barbaramente uno dei conflitti più funesti per l’umanità. Paradossalmente iniziò una fase storica, definita dopoguerra, che produsse a livello internazionale uno straordinario movimento di crescita, di sviluppo e di progresso nei diversi campi della società. La generazione del dopoguerra, nel mondo occidentale, è stata per molti versi fortunata. Ha conosciuto la drammaticità dei conflitti solo attraverso i racconti dei genitori o la visione dei reportage degli inviati dei giornali o delle televisioni. Ha prodotto, con il sacrificio e con l’abnegazione, l’industrializzazione delle proprie regioni conseguendo un’occupazione allargata a quasi tutti i territori. Gli abitanti delle realtà, nelle quali questo processo ancora non decollava, hanno deciso di trasferirsi in massa nelle aree più fortunate dando vita ad un fenomeno di migrazione significativo. Il lavoro e l’occupazione hanno favorito l’affrancamento di moltissimi dalla miseria e dalla povertà. L’obbligatorietà della scuola e la diffusione del servizio scolastico anche nei paesini più isolati del territorio nazionale ha facilitato la scolarizzazione di massa. L’istruzione è diventata un ascensore sociale che ha consentito a tantissimi, provenienti da famiglie non molto agiate, di laurearsi e di occupare incarichi di prestigio nella società. E’ una generazione alla quale è stato insegnato a spegnere la luce delle stanze dalle quali si esce e che la doccia quotidiana non costituisce un’esigenza imprescindibile: il bagno, le docce non esistevano ancora, era settimanale e costituiva un evento non sempre gradito quando si era piccoli; un momento di necessità per i più grandicelli. Un utile e divertente diversivo era costituito dall’immersione nei fiumi che circondavano il paese durante la stagione più calda. E’ la generazione che ha ottenuto, attraverso la contestazione e le lotte sociali, benefici e salvaguardia dei diritti per il mondo del lavoro. Alcuni di questi si sono dimostrati nel tempo privilegi; mi riferisco tra i tanti, alla possibilità di andare in pensione con 19 anni sei mesi e un giorno di lavoro. La casistica, poi, dei benefit dei quali godono talune categorie è lungo e indebito. Proprio per questo odioso e difficile da estirpare. Meno fortunata la generazione dei nostri figli ai quali, sostiene più di un sociologo, abbiamo tolto la speranza del futuro. Disoccupazione ai massimi storici, incertezza sul proprio domani, ragazzi con un diploma di laurea costretti a cercare lavoro in paesi sempre più lontani dal proprio. Giovani che non possono programmare la propria vita affettiva perché manca il requisito principe delle proprie certezze: il lavoro. Le risposte sono molteplice e sarebbe compito improbo cercare di trovarle tutte. La realtà amara è data dal fatto che molti giovani coppie si appoggiano ai genitori e sempre più spesso si ancorano alle magre pensioni dei nonni. Queste figure note un tempo per la loro saggezza e venerate all’interno di fecondi nuclei familiari, oggi costituiscono l’ancora di sopravvivenza per troppi disperati. Le cronache riportano, sempre più spesso, notizie di lavoratori di cinquant’anni con famiglia a carico che, perso il lavoro e vanificata ogni prospettiva occupazionale futura, trovano nei propri genitori un’ancora di sopravvivenza. E’ un ingiustizia sociale che grida vendetta e che viene sublimata nel contestuale aumento esponenziale di sacche di privilegiati che, senza grandi meriti, accolgono nella propria persona incarichi e retribuzioni molteplici e sostanziose. Il differenziale sociale tra chi possiede di più e chi vive in situazione di precarietà si è accentuato in questi decenni. Occorrono politiche di riequilibrio intergenerazionale, sono indispensabili provvedimenti legislativi di incentivi per i nuovi occupati. Non è tollerabile continuare con questa situazione. Ed è necessario fare in fretta. I disperati sociali non possono attendere a lungo.

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