Ogni nostra azione, anche la più semplice,
contribuisce a modificare l’Impronta Ecologica di uno stato o di una regione.
Recenti studi sui comportamenti ambientali delle popolazioni hanno chiarito che
questa nuova dizione costituisce l’unità di misura dell’incidenza dell’umanità sulle
risorse ambientali. In base ad una serie di dati che sono stati incrociati tra
loro, abbiamo appreso che il 13 agosto costituisce la giornata nella quale il
nostro paese ha esaurito le risorse che il pianeta ci mette a disposizione. Dal
14 andiamo a credito consumando le risorse del futuro. Il trend negativo per
l’Italia è iniziato il 1990 anno durante il quale la soglia è stata raggiunta
il 7 dicembre. Negli anni successivi il giorno di esaurimento dei nostri
risparmi ecologici è anticipato progressivamente. I fattori presi in
considerazione sono molti: il consumo di energia, l'anidride carbonica emessa,
il consumo di terreni agricoli, le caratteristiche degli edifici, la produzione
di energia pulita. Una parte dei dati può essere modificato sulla base delle
abitudini individuali, un'altra è fissa e dipende dalle scelte dei governi e
delle autorità locali. Quanto più il valore finale è vicino a 1, tanto più la
produzione e il consumo di risorse si equivalgono, più la cifra è alta più il
rapporto è sbilanciato. La media mondiale viaggia attorno all'1.5, motivo per
cui l'Impronta Ecologica si raggiunge prima della metà di agosto. I paesi che
bruciano le maggiori risorse ambientali sono in ordine Emirati Arabi, Qatar e
Bahrein, con un'impronta ecologica che supera il 10: se tutti avessimo lo
stesso stile di vita di chi vive a Dubai, le risorse di una decina di pianeti
non sarebbero sufficienti a sostenerci. Seguono Danimarca, Stati Uniti e
Belgio, che viaggiano attorno all'8 ed Estonia e Canada che si fermano al 7 (ma
hanno entrambi una capacità di rigenerare le proprie risorse molto alta
rispetto alla media). In coda all'elenco, con un'impronta ecologia nettamente
inferiore all'1, Haiti, l'Afghanistan, il Bangladesh. I paesi più poveri sono
più virtuosi. L'Italia si ferma a metà classifica, con un valore di circa 4. Un
ritmo di consumo che supera di gran lunga la capacità di rigenerarsi del nostro
ecosistema e ci porta ad andare in “debito” costante ogni anno con una soglia
che annualmente retrocede. Un moderato consumo di carne abbatte i consumi.
Costituiscono atteggiamenti attenti e corretti comportamenti virtuosi quali:
utilizzare lampadine a risparmio energetico, avvalersi dei mezzi pubblici
piuttosto che privati, economizzare risorse quali acqua, gas e prodotti
petroliferi. Il tipo di abbigliamento va calcolato in termini di consumo del
suolo e di anidride carbonica rilasciata per la tessitura e il trasporto. Il
Wwf ha ricompreso tra i parametri virtuosi l'acquisto di verdure di stagione;
contribuiscono, invece, a far lievitare la soglia dell’inquinamento la quantità
di cibo buttato ogni mese e l'anno di costruzione della casa. Tutti questi dati
ci aiutano a capire che il consumo ambientale si dilata con l’aumento del
consumo di energia dovuto a impianti di climatizzazione, mezzi di trasporto,
attività artigianali e industriali. Studi, ricerche, indagini, analisi,
strumenti di verifica e di controllo ci rivelano pericoli e minacce dovuti a
squilibri ambientali e ci impongono di assumere atteggiamenti più attenti e più
rispettosi.
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