domenica 22 maggio 2016

Stelle arboree



Per apprezzare lo spettacolo delle stelle basta un cielo terso, un'oscurità quasi perfetta ed un orizzonte libero. Lo sguardo spazia incontrastato nella contemplazione di una miriade infinita di punti luce che offrono un’idea parziale, ma attendibile dell’immensità dell’universo. Con il trascorrere dei secoli, grazie al continuo perfezionamento degli strumenti di osservazione, siamo riusciti a scoprire nuove espressioni di luminosità. Gli studiosi hanno attribuito un appellativo a ciascuna di queste meraviglie sulla base della luminosità, dell’appartenenza ad una costellazione piuttosto che ad un’altra; in taluni casi hanno conferito il nome di una personalità o dello stesso scopritore. Questa particolarità non si differenzia troppo dall’abitudine che ho maturato da qualche anno a questa parte di denominare con i nomi delle persone gli alberi che circondano la mia abitazione di campagna. Il nome proprio ha finito per prevalere sulla specificità dell’albero per un motivo molto semplice: la persona ha avuto un ruolo significativo nel processo di nascita o dello sviluppo della pianta. Così mi capita di osservare lo sguardo sorpreso di qualche nuovo ospite quando definisco un albero Francesca, Zia Pietruccia, zia Peppina, signor Anna; oppure quando mi rivolgo ad uno spettacolo della natura chiamandolo Maria, Fausto, Gigi, Mario, Gianni, Angelo, Orazio, Mimmia. Mi sembrerebbe ingeneroso e riduttivo chiamarli olivo, tuia, biancospino, ciliegio, fico, carrubo, cachi, albicocco, susino, nespolo, pioppo argentato. Francesca, ad esempio, è l’albero di perastro che Pasquale su un ramo e Martina sull’altro hanno felicemente innestato qualche mese prima che venisse alla luce. Oggi riproduce un miracolo evolutivo con le sue fronde vigorose e qualche minuscola pera che si affaccia timidamente tra i rami. La mia cara nipotina è rappresentata anche da un agrifoglio che Proloco e azienda forestale hanno donato a tutti i neonati della nostra comunità. La tuia zia Pietruccia è diventato un albero monumentale che svetta tra gli altri e che era destinato all’abbandono. Mio padre la prese amorevolmente in carico e la mise a dimora; oggi personifica una mia carissima zia che lo aveva allevato in vaso. Qualcuno mi ha suggerito di abbatterlo perché non fa parte della vegetazione propria del luogo. Si può rimuovere la delicata memoria di una seconda mamma che ha avuto un ruolo fondamentale nella tua vita? La struttura della pianta acquista imponenza e maestosità perché accomunata ad un sentimento di affetto per una persona cara. Il principio di denominare con maggiore appropriatezza queste testimonianze della natura, alcune dei quali lasciati in eredità dai nostri cari, credo fortifichi quella foscoliana corrispondenza di amorosi sensi che determina in chi rimane sentimenti di affetto per chi non c’è più. Quale migliore celebrazione delle persone scomparse o degli amici cari che hanno contribuito significativamente alla formazione della nostra personalità?

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