lunedì 23 maggio 2016

Il progetto di un artista





Due funerali in un giorno, celebrati l’uno dopo l’altro, costituiscono un evento che tende a ripetersi con frequenza crescente nella nostra comunità. Accompagnare zio Lineddu e zio Mimmia nel loro ultimo viaggio ha rappresentato una sincera manifestazione di umanità per chi, conoscendoli, ha avuto modo di apprezzarne pregi e insegnamenti. Al termine del secondo triste addio, mi sono soffermato, secondo una consolidata abitudine, davanti alla tomba dei miei cari. Nella soffusa luce del pomeriggio, in un caleidoscopio di riflessi, non ho potuto fare a meno di intravedere un mirabile prodigio: una ragnatela si distendeva per quasi mezzo metro tra la sepoltura dei miei cari e il sepolcro contiguo. Come mai non l’avevo notata prima? Come era stato possibile realizzare nel breve intervallo di due ore una siffatta meraviglia? Al centro dello stupendo ordito di filamenti, un piccolo ragno era immerso in un alacre impegno di rifinitura di mirabili incastri. Uno studio più attento mi ha permesso di notare la perfezione delle geometrie e la regolarità e la precisione della tecnica impiegata nella tessitura. La laboriosità del piccolo-grande artista era incessante. Si librava con destrezza in un andirivieni ininterrotto. Le riflessioni che sono scaturite da questo estemporaneo incontro sono state molteplici. Inizialmente mi sono chiesto, sorpreso, come era riuscito a congiungere due manufatti tanto distanti; come aveva potuto librarsi nel vuoto senza il supporto degli abituali strumenti della tecnologia di cui dispongono gli esseri umani. Forse il progetto di questo artista post-rinascimentale comprendeva l’ideale collegamento di tutte le sepolture accomunandole in un ideale e paritario processo di fratellanza? Eppure c’era qualcosa di più profondo che non riuscivo ad afferrare. Cercavo di sondare il mio animo alla ricerca del messaggio recondito contenuto in quel prodigio di simmetrie e di geometrie. Finalmente l’illuminazione: l’incessante fatica del piccolo amico voleva manifestare che il simulacro della morte avevano capitolato di fronte al santuario della vita. Il suo attivismo riproponeva un ideale parallelismo con l’alacrità e la vivacità che avevano contraddistinto le esistenze di coloro che ci avevano preceduto sulla terra. I morti, in questo modo, rivivevano attraverso la veridicità dei loro messaggi, la civiltà dei loro insegnamenti e l’attualità dei loro ricordi; in questo modo trasformavano un luogo di tristezza in un tempio di gioia. Le sepolture emanavano, infatti, felicità attraverso il legame di affetti che avevano instaurato con i vivi (Foscolo). Ho lasciato il mio anonimo amico immerso nel compimento del suo ambizioso progetto, e in cuor mio non ho potuto fare a meno di ringraziarlo per l’intelligente e profondo messaggio che mi aveva trasmesso.

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