Due funerali in un giorno,
celebrati l’uno dopo l’altro, costituiscono un evento che tende a ripetersi con
frequenza crescente nella nostra comunità. Accompagnare zio Lineddu e zio
Mimmia nel loro ultimo viaggio ha rappresentato una sincera manifestazione di
umanità per chi, conoscendoli, ha avuto modo di apprezzarne pregi e
insegnamenti. Al termine del secondo triste addio, mi sono soffermato, secondo
una consolidata abitudine, davanti alla tomba dei miei cari. Nella soffusa luce
del pomeriggio, in un caleidoscopio di riflessi, non ho potuto fare a meno di intravedere
un mirabile prodigio: una ragnatela si distendeva per quasi mezzo metro tra la
sepoltura dei miei cari e il sepolcro contiguo. Come mai non l’avevo notata
prima? Come era stato possibile realizzare nel breve intervallo di due ore una
siffatta meraviglia? Al centro dello stupendo ordito di filamenti, un piccolo
ragno era immerso in un alacre impegno di rifinitura di mirabili incastri. Uno
studio più attento mi ha permesso di notare la perfezione delle geometrie e la
regolarità e la precisione della tecnica impiegata nella tessitura. La
laboriosità del piccolo-grande artista era incessante. Si librava con destrezza
in un andirivieni ininterrotto. Le riflessioni che sono scaturite da questo
estemporaneo incontro sono state molteplici. Inizialmente mi sono chiesto,
sorpreso, come era riuscito a congiungere due manufatti tanto distanti; come
aveva potuto librarsi nel vuoto senza il supporto degli abituali strumenti
della tecnologia di cui dispongono gli esseri umani. Forse il progetto di questo
artista post-rinascimentale comprendeva l’ideale collegamento di tutte le
sepolture accomunandole in un ideale e paritario processo di fratellanza? Eppure
c’era qualcosa di più profondo che non riuscivo ad afferrare. Cercavo di
sondare il mio animo alla ricerca del messaggio recondito contenuto in quel
prodigio di simmetrie e di geometrie. Finalmente l’illuminazione: l’incessante
fatica del piccolo amico voleva manifestare che il simulacro della morte
avevano capitolato di fronte al santuario della vita. Il suo attivismo
riproponeva un ideale parallelismo con l’alacrità e la vivacità che avevano contraddistinto le
esistenze di coloro che ci avevano preceduto sulla terra. I morti, in questo modo, rivivevano
attraverso la veridicità dei loro messaggi, la civiltà dei loro insegnamenti e
l’attualità dei loro ricordi; in questo modo trasformavano un luogo di
tristezza in un tempio di gioia. Le sepolture emanavano, infatti, felicità
attraverso il legame di affetti che avevano instaurato con i vivi (Foscolo). Ho
lasciato il mio anonimo amico immerso nel compimento del suo ambizioso
progetto, e in cuor mio non ho potuto fare a meno di ringraziarlo per
l’intelligente e profondo messaggio che mi aveva trasmesso.
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