domenica 8 maggio 2016

Siamo filosofi quando...



In una società pervasa di utilitarismo e permeata di profitto la filosofia compare tra le discipline minori quasi succube (ancilla) degli altri ambiti di conoscenza. Viene comunemente accusata di inutilità in quanto non spendibile sul mercato. Emmanuel Mounier, filosofo francese, argomentava pessimisticamente “il filosofo è un uomo impopolare e spiacevole. In un certo senso un fallito…”. Primum vivere deinde philosophari (prima vivere, poi filosofare) avrebbe sentenziato il filosofo britannico Thomas Hobbes intendendo che occorre pensare prima ai dilemmi della quotidianità ed, in seguito, indagare sui problemi per trovare le corrette soluzioni. Eppure la filosofia, o amore per il sapere come recita la sua etimologia, è una disciplina propedeutica alla conoscenza e alle competenze dell’individuo perché riflette sull’umanità e indaga sull’esistenza e sui limiti delle proprie consapevolezze. E questo fin dalle civiltà più lontane nel tempo quale bisogno ineludibile dell’essere umano. Sono convinto che la filosofia, pur non possedendo alcuna applicazione utilitaristica, abbia avuto, più di tutte le altre materie, un contributo fondamentale nella formazione della personalità di tante generazioni. Ritengo questa disciplina intimamente connessa alla vita di tutti i giorni perché non possiamo vivere senza interrogarci sul significato delle nostre azioni. A ben vedere siamo tutti filosofi nel momento in cui ci mettiamo in discussione e, confrontandoci con il prossimo, partiamo dal presupposto che dispute e divergenze possono essere superate con la comprensione e il buonsenso. Siamo filosofi quando capiamo che in ciascun individuo è contenuta una straordinaria peculiarità che gli conferisce dignità e universalità. Siamo filosofi quando comprendiamo che i conflitti, le incomprensioni, i malintesi si scatenano nell’animo di ciascuno di noi prima di disvelarsi nella loro violenta brutalità nei confronti del prossimo. Non siamo filosofi quando siamo vittime dei pregiudizi dettati dal senso comune, dalle opinioni più superficiali e dalle convinzioni e dalle convenzioni maturate senza il nostro apporto critico. Siamo filosofi del terzo millennio quando manifestiamo atteggiamenti di disponibilità, di dialogo, di accoglienza e di rispetto del prossimo prescindendo dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalla militanza politica e dall’estrazione sociale. Un animo filosofico, pertanto, costituisce il primo anello della catena imperniata sulla convivenza civile. Ci soccorre a questo proposito l’acuta affermazione del filosofo gallese Bertrand Russell “la vera libertà dell’uomo e la sua liberazione dalla schiavitù delle meschine paure si realizza nell’essere filosofo e di conseguenza cittadino dell’universo”.


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