martedì 17 maggio 2016

Morbo infettivo, non difettivo





Chissà quante volte vi sarà capitato. A me spessissimo. Una sottile malinconia attraversa l’animo quando si conclude un felice incontro. Si legge la parola fine, si ripone sul comodino e ci addormenta appagati. La lettura costituisce un importante momento di riflessione che consente, raccogliendo le esperienze altrui, di arricchire il nostro mondo interiore. Non ringrazierò mai abbastanza l’intuizione di Gutemberg, oggi, purtroppo, sempre più distante dai gusti e dagli interessi della gioventù.  E’ stato presentato a Roma, in occasione della conferenza per il rilancio della campagna Illuminiamo il Futuro, il rapporto annuale di Save the Children. Stranamente è stato quasi ignorato dai mezzi di comunicazione se si eccettuano alcune stringate notizie riportate nelle ultime pagine di giornali. I dati sono impietosi: nel nostro paese il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto, esclusi i testi scolastici obbligatori, neanche un libro. Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle Regioni italiane con la maggiore povertà educativa; in queste due realtà è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e delle opportunità formative che consentano ai minori di apprendere, di sperimentare e di sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Ad esse seguono Calabria e Puglia e Sardegna. Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, sono le regioni virtuose; possiedono, infatti, l’offerta educativa più ricca per i minori, con il primato delle province di Trento e di Bolzano. Il nostro paese risulta lontano dagli obiettivi programmati dall’Europa, in quanto le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che nella società.  Sono 1.045.000, il 10% del totale, i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano soprattutto nelle regioni meridionali. Un’analisi più approfondita attesta che versano in difficili condizioni economiche, a volte senza il necessario per vivere e senza servizi adeguati. Risulta, inoltre, che il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenza in lettura e il 25% quella in matematica. Moltissimi sono privati di spazi idonei al gioco e vengono costretti a vivere in aree urbane degradate. Questa situazione determina una moltitudine di disconnessi culturali, ovvero preadolescenti che non vanno mai al cinema, non aprono un libro e non praticano sport. Il tasso di dispersione scolastica al 15% è ancora molto lontano dalla soglia del 10% fissata dall’Europa per il 2020 e del 5% per il 2030; anche in questo caso registriamo profonde differenze tra Nord, Sud e Isole: il Veneto si ferma all’8%, mentre alla Sardegna e alla Sicilia spetta il triste primato dei ragazzi che lasciano prematuramente la scuola (24%). Sorprendentemente registriamo una delle più alte percentuali di possessori di cellulari e di smartphone e ci vantiamo dell’imponente numero di nativi digitali che si compiacciono della brevità dei messaggi. Occorrerebbe invertire i dati tra nativi digitali e nativi librari. Una rivoluzione insomma. Che troverebbe la sua ragione nella diffusione del morbo della lettura che per sua natura dovrebbe essere “infettivo, non difettivo” (Erri De Luca). Questo sovvertimento può partire solo esplorando e recuperando nello stesso tempo il rapimento che ci offre un silenzioso compagno di scoperte.

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