Chissà quante volte vi sarà capitato. A me
spessissimo. Una sottile malinconia attraversa l’animo quando si conclude un
felice incontro. Si legge la parola fine, si ripone sul comodino e ci
addormenta appagati. La lettura costituisce un importante momento di
riflessione che consente, raccogliendo le esperienze altrui, di arricchire il
nostro mondo interiore. Non ringrazierò mai abbastanza l’intuizione di
Gutemberg, oggi, purtroppo, sempre più distante dai gusti e dagli interessi
della gioventù. E’ stato presentato a Roma, in occasione della conferenza
per il rilancio della campagna Illuminiamo il Futuro, il rapporto annuale di
Save the Children. Stranamente è stato quasi ignorato dai mezzi di
comunicazione se si eccettuano alcune stringate notizie riportate nelle ultime
pagine di giornali. I dati sono impietosi: nel nostro paese il 48% dei minori
tra 6 e 17 anni non ha letto, esclusi i testi scolastici obbligatori, neanche
un libro. Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle
Regioni italiane con la maggiore povertà educativa; in queste due realtà è più
scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e delle opportunità formative che
consentano ai minori di apprendere, di sperimentare e di sviluppare liberamente
capacità, talenti e aspirazioni. Ad esse seguono Calabria e Puglia e Sardegna.
Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, sono le regioni virtuose;
possiedono, infatti, l’offerta educativa più ricca per i minori, con il primato
delle province di Trento e di Bolzano. Il nostro paese risulta lontano dagli
obiettivi programmati dall’Europa, in quanto le opportunità per bambini e
adolescenti sono esigue sia a scuola che nella società. Sono 1.045.000,
il 10% del totale, i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano soprattutto
nelle regioni meridionali. Un’analisi più approfondita attesta che versano in
difficili condizioni economiche, a volte senza il necessario per vivere e senza
servizi adeguati. Risulta, inoltre, che il 20% dei quindicenni non
raggiunge la soglia minima di competenza in lettura e il 25% quella in
matematica. Moltissimi sono privati di spazi idonei al gioco e vengono
costretti a vivere in aree urbane degradate. Questa situazione determina una
moltitudine di disconnessi culturali, ovvero preadolescenti che non vanno mai
al cinema, non aprono un libro e non praticano sport. Il tasso di dispersione scolastica al
15% è ancora molto lontano dalla soglia del 10% fissata
dall’Europa per il 2020 e del 5% per il 2030; anche in questo caso registriamo
profonde differenze tra Nord, Sud e Isole: il Veneto si ferma all’8%, mentre
alla Sardegna e alla Sicilia spetta il triste primato dei ragazzi che lasciano
prematuramente la scuola (24%). Sorprendentemente registriamo una delle più
alte percentuali di possessori di cellulari e di smartphone e ci vantiamo
dell’imponente numero di nativi digitali che si compiacciono della brevità dei
messaggi. Occorrerebbe invertire i dati tra nativi digitali e nativi librari.
Una rivoluzione insomma. Che troverebbe la sua ragione nella diffusione del
morbo della lettura che per sua natura dovrebbe essere “infettivo, non
difettivo” (Erri De Luca). Questo sovvertimento può partire solo esplorando e
recuperando nello stesso tempo il rapimento che ci offre un silenzioso compagno
di scoperte.
Nessun commento:
Posta un commento