Fantasia e creatività sono le
stelle comete che hanno orientato il lavoro di tanti volontari che nei diversi
rioni del paese hanno ripreso la meravigliosa e fortunata manifestazione dello
scorso anno: l’allestimento dei presepi. Diverse riunioni hanno contrassegnato
la fase preparatoria durante la quale si sono concordate progettazioni e si
sono raccolti i materiali indispensabili per la realizzazione delle
installazioni; infine, si è passati alla fase finale che contemplava la
creazione di atmosfere suggestive nelle quali inserire la natività di Gesù. Questi momenti sono stati caratterizzati da tanta
allegria “che dogni sinu… si sentit bundare” (trabocca da ogni cuore) secondo
le stupende parole della cantone “Notte
de chelu” di Pietro Casu non a caso scelta per denominare la manifestazione. La
proloco ancora una volta ha centrato l’obiettivo di rinsaldare sentimenti di
amicizia, occasioni di affiatamento e di unione tra vicini di casa. Il tutto
all’insegna di una corretta competitività che porta i rioni a cercare di
superare se stessi per allestire delle opere d’arte che, pur conservando alcuni
significativi caratteri della precedente edizione, hanno rinnovato paesaggi,
ambientazioni, sfondi e scenari. L’osservatore più attento potrà notare la cura
dei particolari, l’attenzione per i dettagli, le colorazioni armoniose e le
suggestioni che procurano pietre, ferro, sughero, pallet, arbusti, fieno. Materiali
poveri che nella loro essenzialità ci riportano indietro nel tempo e nella
storia in un sussulto di nostalgiche emozioni. Sembra quasi di immergersi in
una realtà remota, ma allo stesso tempo accogliente, luminosa e suggestiva. Non
si può non ammirare lo splendore, il fascino e l’armonia che prorompono da
rappresentazioni che custodiscono il mistero dell’amore. Tutti si sentono fieri
del presepe che manifesta nel proprio rione i caratteri propri
dell’accoglienza, della gioia, dell’estro e dell’inventiva. Questa
manifestazione è la porta che moltiplica occasioni di comunicazione con il
vicino, il parente, il conoscente. Tanti berchiddesi residenti altrove
ritornano per rivivere una stupenda esperienza e si sentono partecipi e allo
stesso tempo orgogliosi di ciò che la propria comunità è riuscita a fare. In
tanti mi hanno chiesto quale fosse il presepe più bello. E’ una domanda alla
quale rispondo, ma non salomonicamente, tutti. In ciascuno ho scoperto elementi
di suggestione, particolari di fantasia che manos fadadas di sapienti artisti hanno
saputo creare. Le rievocazioni della natività sono state arricchite quest’anno
da una ricca scenografia che si snoda dalla piazza e abbraccia le principali
vie del paese. Alberi di natale in legno, pupazzi natalizi, luminarie, palline
colorate impreziosiscono ogni angolo del paese e diffondono un clima di festa.
Queste evocazioni effondono sentimenti di felicità che coinvolgono anche i
passanti più distratti. Intelligente e apprezzata, soprattutto dai tanti ospiti,
è stata la proposizione, nel giorno inaugurale, dei piatti tipici dell’arte
culinaria locale: zuppa berchiddese, panadas, polenta, ravioli, cinghiale e
brugnoli sono alcune tra le pietanze che sono state sottoposte al palato dei
numerosi degustatori di queste prelibatezze. Da non sottovalutare l’apporto al
successo della serata inaugurale della locale banda musicale Demuro e dei cori Santu
Sabustianu di Berchidda, del coro di Berchiddeddu e delle melodie dei ragazzi
dell’orchestra spensierata e dei bambini delle scuole: tutti hanno contribuito
ad esaltare con musiche e canti le atmosfere natalizie. Lo scorso anno mi
domandavo se questa fortunata manifestazione potesse essere riproposta e se
possibile migliorata. Oggi riconosco che tutti hanno fatto tesoro
dell’esperienza maturata; hanno, nel contempo, perfezionato le proprie opere attraverso
i caratteri peculiari della nostra comunità: la cultura l’ospitalità, l’accoglienza,
la solidarietà, la fantasia e la creatività. Ancora una volta la nostra collettività
ha saputo stupire e stupirci disvelando i valori fondanti del proprio animo.
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