lunedì 11 aprile 2016

La sfida della silene alba



Gli psicologi sostengono che l’arrivo del bel tempo svolge funzioni terapeutiche. Personalmente concordo con questa teoria. Il dilatarsi delle ore di luce comporta l’avvio di una serie di attività che le buie e tristi giornate invernali necessariamente condizionano. Passeggiate, corsettine, piccoli lavori all’aria aperta a contatto con la natura ti fanno riscoprire energie assopite e ti sembra di avvertire che il sangue riprende a scorrere con rinnovata vitalità.  Esamini il processo di crescita dei boccioli delle rose, gli sfavillanti colori dei fiori del pesco e le radiose sfumature dei ciliegi, le eteree fioriture dei susini e dei cotogni. Procedi con la potatura del seccume e allevi i rami che ti sembrano più rigogliosi cercando di favorire il naturale processo di crescita dei virgulti. Ci sono, poi, delle incombenze che di anno in anno si eseguono con monotona ripetitività. Tra queste annovero l’utilizzo del decespugliatore moderna versione della falce a mano che utilizzavano i nostri genitori. Il decespugliatore, con il suo filo plasticato, costituisce quasi un bisturi che le accorte mani del chirurgo rurale utilizzano per eliminare le alterazioni patologiche che allignano nei campi. Proprio le mani devono possedere una particolare sensibilità per evitare brusche accelerazioni alla testina rotante con ovvi pregiudizi per la perfetta eradicazione di piante ed infestanti. Anche gli occhi devono mantenere alta la soglia di attenzione per evitare di danneggiare rami e tronchi di piante e di alberelli allevati negli anni con cura maniacale. La settimana scorsa, mentre procedevo al taglio delle erbacce, ho bloccato istintivamente lo starter del mio compagno di fatiche per evitare di assestare un colpo mortale ad un prodigio della natura: una stupenda silene alba cresciuta spontaneamente tra una miriade di erbacce. Delicatissima, quasi sospesa tra cielo e terra, emanava una sua grandiosità per essersi emancipata tra erbacce di ogni tipo senza aver ricevuto alcun tipo di cura dall’esterno. Il fascino che emanava mi ha ammaliato. L’armonia dei bianchi petali costituiva una simbiosi stupenda con la natura circostante. Inavvertitamente ho rievocato un aforisma di Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore francese, che ho parafrasato: “La bellezza nella sua interezza, come ogni armonia dell'universo, non si manifesta  né in penombra, né nelle tenebre, ma si sublima in piena luce”. Il fiorellino, fiducioso nella propria bellezza e sicuro della propria armonia aveva voluto lanciarmi il guanto della sfida con queste parole: “Guai a te che osi attentare alla mia vita”. Ed aveva vinto. Con quale coraggio potevo recidere quel miracolo spontaneo del creato? I petali bianchi quasi vellutati sfidavano l’arsura del sole senza declinare; con il trascorrere del tempo apparivano quasi rinvigoriti dalla sfida vinta. Quanti prodigi naturali distruggiamo con i nostri approssimativi disegni di padroni del mondo? Ogni giorno ritorno in campagna per osservare il percorso della sua gracile esistenza. Un cerchio di erbacce contrassegna la presenza di una gemma della natura.

Nessun commento:

Posta un commento