La scuola italiana è sottoposta ad ogni genere di
critiche: raramente costruttive, più spesso gratuite e assurde. Non mancano,
poi, i suggerimenti, i consigli e le proposte che tutti si sentono autorizzati
a offrire disinteressatamente. Genitori, casalinghe, sociologhi, giornalisti ognuno è
in possesso di una ricetta magica che, resa operativa, risolverebbe tutti i
problemi di cui è affetta. Il mondo dell’educazione viene, poi, chiamato in
causa quando succedono episodi eclatanti che colpiscono l’opinione pubblica. Omicidi
efferati, episodi inquietanti di spaccio di stupefacenti, incidenti sulle
strade, atti gravi di bullismo, di alcolismo e di violenza soprattutto su donne
e bambini. La risoluzione di questi problemi è risolvibile con la consueta
formuletta “Occorre partire dalla scuola”. Nessuno spiega concretamente come la
scuola dovrebbe risanare problematiche che attengono spesso a comportamenti
malati e deviati o a inefficienze di altri settori della società. Talvolta sono
i politici, e più spesso quelli con maggiore responsabilità, a lasciarsi andare
a giudizi superficiali che stranamente vengono per qualche giorno riportati
sulle prime pagine dei giornali a corto di notizie di rilievo. Per fortuna
spariscono dall’attenzione dei media malinconicamente nei giorni immediatamente
successivi. E’ il caso del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini che ha
ipotizzato la necessità di individuare all’interno del curricolo scolastico un’ora
dedicata al dialogo e alla responsabilità civile e all'ascolto”. Sono
basito. Solo un profano può fare affermazioni tanto superficiali. Tutte le
discipline hanno come presupposti fondamentali del loro essere questi principi
essenziali e imprescindibili. L’ascolto e il dialogo tra alunni e docenti e il
reciproco senso di responsabilità. E questo a partire dalla scuola dell’infanzia
fino all’università. Mi permetto, da operatore scolastico in pensione, di unirmi al coro di genitori, casalinghe, sociologhi e giornalisti per offrire
al ministro la mia ricetta gratuita: “Ministro qualche volta dimentichi i
consigli dei funzionari ministeriali che hanno perso il polso dello stato di
salute della scuola e si affidi, prima di esternare i suoi convincimenti, a chi
responsabilmente e quotidianamente condivide gioie e dolori del variegato
universo educativo: gli operatori scolastici”.
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