lunedì 16 aprile 2018

Tessiture di donne di Antonietta Langiu


“Di fronte ad un libro non dobbiamo chiederci che cosa dica, ma che cosa vuole dire… questo perché ciascuno di essi suggerisce una risposta alla domanda sul senso della nostra esistenza”. L’ultima fatica letteraria di Antonietta Langiu, "Tessiture di donne", si inserisce mirabilmente in questa considerazione di Umberto Eco, perché consente ai lettori di ritrovarvi, con il piacere della lettura, la risposta ad un significativa domanda sul nostro percorso esistenziale.
Il romanzo è incentrato su un’originale struttura narrativa nella quale si intrecciano intersecandosi le voci narranti delle due protagoniste, Lisa ed Antonietta. La prosa incisiva si dirama in linguaggi immediati ed essenziali. Il possesso di un ben strutturato bagaglio linguistico consente alla scrittrice di presentare le vicende delle varie protagoniste intercalandole con una sorta di cantuccio prosaico, di manzoniana memoria, nel quale condensare i propri punti di vista. La scrittura evidenzia finezza e ricchezza espressive che hanno il pregio di suscitare il gusto, l’interesse e la partecipazione del lettore. Lisa ricostruisce attraverso la memoria la parabola della sua esistenza caratterizzata da un intreccio fittissimo di gioie e di dolori, di sofferenze e di soddisfazioni, di oppressioni e di redenzioni. Saprà ritrovarsi e trovare le risposte alle proprie inquietudini, solo attraverso il ritorno alla propria terra, alle proprie radici esistenziali. “La terra con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi paesaggi incantati che diventano parte”… di lei. E il suo animo ne uscirà consolato. Le vicende si sviluppano senza inseguire una rigorosa successione degli accadimenti; si evolvono per aggregazioni successive dei fatti raccontati attraverso anticipazioni e ripresi con aggiunte e nuove rivelazioni. L’impasto stilistico, nella sua essenzialità, risulta, pertanto, vivo, ricco ed espressivo.
Libro che incuriosisce, che rapisce, che stupisce, che irretisce e che talvolta intristisce perché permeato da un’aguzza inquietudine, da un sottile velo di malinconia che si smaterializza nel tentativo, riuscito, di comprendere il senso della vita. Possiamo cogliere l’essenza della nostra esistenza solo attraverso la comprensione della sofferenza che si realizza attraverso la compassione (patior cum soffro insieme). Vivere la verità diventa, pertanto, un impegno etico, illuminato dalla presenza dei bambini che stimolano l’amore, l’indulgenza e il rispetto. A questo proposito citerei il bel libro di E Morante (1968) “Il mondo salvato dai ragazzini” che costituisce un inno all’adolescenza e alla sua bellezza, salvatrici del mondo. In entrambi la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà, la fraternità costituiscono i pilastri sui quali edificare un mondo migliore. Il senso della vita consiste nell’ascoltare chi ti cammina accanto e nell'aiutarlo se si trova in difficoltà. Obiettivo non raggiungibile senza l’apporto, il contributo, il coraggio, l’impegno, la determinazione delle donne. Depositarie di parole, di valori, di libertà e di insegnamenti che sanno dare il giusto senso alla vita di tutti. Il morbo della lettura per sua natura dovrebbe essere “infettivo, non difettivo” secondo lo scrittore Erri De Luca. “Tessiture di donne”, incomparabile compagno di scoperte, trasmette e diffonde questo piacevole contagio che rapisce il lettore dalla prima all’ultima pagina. I libri bisogna leggerli e se possibile rileggerli per assaporare le emozioni che suscitano, le curiosità che stimolano, le conoscenze che sviluppano. Bisogna accostarsi alla lettura con la premura, con l’attenzione e con la passione che un orafo dedica alla realizzazione di un gioiello pregiato. Silenzio, impegno, applicazione costituiscono il sottofondo naturale. Dobbiamo annusare i libri per avvertire l’intrinseco incanto che solletica i nostri cuori. Solo in questo caso diventiamo un tutt’uno e, attraverso questo profondo ed intimo rapporto di sintonia e di simbiosi, entriamo a far parte del mondo che rappresentano. Ray Bradbury, nel suo romanzo Fahrenhait 451 del 1951 avvalora l’importanza del romanzo. Un vecchio professore spiega al protagonista Guy Montag che i libri sono essenziali, non perché ispirati alla realtà, ma perché rappresentano la vita e in questo modo ci offrono la possibilità di agire sulla base delle conoscenze apprese. Paradossalmente i libri devono essere vietati per non sprofondare in un mondo di dubbi o di consapevolezze, di incertezze e di sicurezze. Il professore ipotizza un mondo salvato dagli uomini-libro: ciascuno di essi, dovendo salvare il mondo, dovrà farsi carico di salvare un libro. In questo caso metaforicamente mi farei carico di salvare “Tessiture di donne” con questa motivazione: rappresenta un viaggio il cui piacere (in sintonia con Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust) non deriva dalla possibilità di poter scendere alla prima fermata quando si è stanchi o affaticati; consiste, invece, nell’accrescere il divario di conoscenze maturate tra l’inizio e la fine del nostro percorso di meditazione, di lettura e di vita.
Questo libro, per i valori che promuove, per i raggi di luce che irradia, per gli incanti della nostra terra che evoca, aiuta, attraverso una più articolata conoscenza dell’animo umano, a capire il senso profondo della nostra esistenza. Che se riflettiamo bene è l’obiettivo più nobile e più significativo che consegue dalla mirabile magia che scaturisce dalla tessitura delle parole.

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