martedì 6 febbraio 2018

Pluricandidature o plurinvestiture?




Non se ne parla. Costituisce un diritto acquisito ormai metabolizzato. Tutti i partiti, tranne uno, si sono prontamente adeguati per sfruttarne la potenzialità. Incuranti della logica perversa che stava alla base della sua approvazione. Peraltro espletata in maniera quasi plebiscitaria nei due rami del parlamento. Entusiasmare lo sprovveduto elettore raggirando la sua ingenuità. Ci riferiamo al trucco delle pluricandidature che il nuovo sistema elettorale ha messo a disposizione dei partiti. Esiste una motivazione logica alla base della conservazione di questo privilegio feudale? Non l’abbiamo trovata. Non so se tra i lettori ci sia qualcuno in grado di giustificare questo stratagemma che costituisce una specie di gioco delle tre carte. Scopri/voti Tizio e poi ti accorgi di aver votato Sempronio scoprendo che Tizio si è accasato da un’altra parte. E questo obiettivo lo si persegue attraverso un oculato calcolo del livello di fidelizzazione dei secondi arrivati. Che diventeranno primi in base ad un’accurata analisi del grado di curvatura schienale raggiunta. Forse i votanti potrebbero sconfessare con il voto la filosofia che ha avvalorato questi sistemi perfidi; ma è solo utopia pensare di respingere le logiche perverse e dominanti dei partiti. Avrà ragione quel mio amico che da anni non esprime il proprio voto perché mantiene una postura eretta? Non oso raccogliere questa ipotesi anche se la tentazione è forte. Prepariamoci, pertanto, a discettare, all'indomani del voto, sulla crescente ed allarmante disaffezione degli elettori, indossando l’abituale cilicio di contrizione e d’incredulità.

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