martedì 17 marzo 2020

Restiamo a casa


Una sensazione strana. Caratterizzata da uno stato d’ansia che non conoscevo da tempo. Controllo l’orologio: le 6.30. Avrei voglia di dormire, ma non ci riesco. Mi trovo immerso in una coltre di silenzio innaturale interrotto dai cinguettii dei passeri che salutano l’alba. Mi affaccio alla finestra e contemplo il sole che si districa tra le spente nuvole marzoline. Una leggera patina di guazza imperla le coperture dei tetti che rilucono rossastre ai primi bagliori. Mi piace soggiornare dietro i vetri e immaginare che la natura assiste, leopardianamente impassibile, alle tristi vicende umane. L’albicocco continua il processo di rivestimento primaverile. I germogli promettono una buona stagione di raccolta. Il melograno delinea foglioline arancioni che rivestono i ramoscelli rinsecchiti dalle brume invernali. Dovrei rimproverarlo perché contrariamente alle sue abitudini, quest’anno ha denotato un tratto del suo carattere che non gli conoscevo: l’avarizia. Sono ghiotto di melagrane e raccolgo con piacere i suoi frutti dolci e croccanti. Non ho potato l’olivo che sovrasta la strada principale. La pianta sembra ringraziarmi con un’esplosione di foglie novelle che attenuano la sensazione di angoscia che mi pervade. Per un istante. Poi ascolto le drammatiche notizie e l’inquietudine riprende inesorabile il suo corso. Figli, amici, conoscenti vicini solo attraverso i pensieri. Le telefonate, più frequenti questi giorni, aiutano a confortarci a vicenda. A volte basta solo ascoltare il tono rassicurante delle loro voci per sentirsi meglio. Mi ripeto e ripeto costantemente che possiamo uscirne. Mi auguro che tutto vada bene. Ce la possiamo fare a fronteggiare questo momento difficile. Ce la faremo. Tutti insieme, Restiamo a casa

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