venerdì 24 febbraio 2017

Il senso profondo delle emozioni



Il carnevale che segue il Natale e anticipa la festa del papà. Registriamo una serie continua di celebrazioni imposte da un consumismo sempre più aggressivo e dominante. Un tempo il carnevale presupponeva un pizzico di inventiva da parte del creativo di casa, impersonato, a seconda del talento, dalla mamma, dal papà o da un parente precettato per questa nobile incombenza. La delicatezza del suo compito consisteva nel truccare le mascherine o  nel realizzare una serie di costumi con scampoli di stoffe pescate nella cassapanca di casa. E la festa poteva cominciare tra il sorriso e il divertimento di tutti. Oggi mi ha colpito una frase di una conoscente:” Non mando mio figlio alla scuola dell’infanzia perché non posso permettermi il costume”. A questo punto la festa dei sorrisi e del divertimento perde il suo significato e diventa la sagra della rinuncia che precorre l‘imminente quaresima. Non possiamo e non vogliamo fermare questo surreale turbinio di ricorrenze che si ripete ossessivamente durante l’anno ed implica un dispendio crescente di risorse morali e materiali. Assistiamo, al contrario, ad un incremento costante di nuove e talvolta frivole celebrazioni imposte con l’unico scopo di indurci ad osservare rituali e cerimoniali ripetitivi e meccanici. Guai a distinguersi. Un’eventuale assenza scandalizzerebbe la cerchia di conoscenti. “Mancavi solo tu” ci direbbero con una sorta di compatimento misto a commiserazione. Gli adulti, in questo difficile momento, possono rinunciare al necessario, ma guai a privare i propri figli del clima di fugacità che queste feste di volta in volta gli riservano. Ed allora avanti tutta. Lasciamoci avvolgere da questa giostra di festosità ingannevole ed illusoria. I festeggiamenti fondati sull’interesse e sul profitto possono determinare un effimero senso di ebbrezza, ma escludono categoricamente il senso profondo delle emozioni scaturite dalla semplicità e dalla genuinità dei sentimenti.

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